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Come scegliere e organizzare le password

Mantenere i dati al sicuro senza diventare matti non è impossibile. Ecco qualche consiglio su come scegliere ed organizzare le password.

Ah, le password! vecchie, insostituibili (ma così troppo spesso dimenticate), amate password!

Impariamo l'uso delle password fin da bambini: la combinazione per aprire la catena della bicicletta, la "parola segreta" per la capanna sull'albero, il lucchetto del diario privato... e se da piccoli è tutto un gioco, da grandi le password diventano pesanti come mattoni, e una scelta errata può consegnare nelle mani sbagliate documenti preziosi o fare danni economici di ingenti entità, tanto quanto chiuderci fuori dal nostro servizio preferito.

In questo articolo vedremo come scegliere una buona password, compromesso accettabile fra sicurezza ed usabilità.

La scelta della password 

Possiamo idealmente organizzare la gestione delle parole d'ordine in due grandi famiglie:

Una sola password per tutto È la scelta preferita dagli utenti incauti o alle prime armi. Una sola parola è estremamente comoda, poiché è facile da ricordare, non dobbiamo perdere tempo in scelte multiple e possiamo anche non scriverla. Il rovescio della medaglia è che se questa password cade nelle mani sbagliate l'assalitore avrà libero accesso a tutti i contesti che abbiamo protetto.

Una password diversa per ogni contesto È l'ideale di ogni amministratore di sistema e ha due grandi vantaggi: innanzitutto può essere difficile individuare per ogni specifica occasione e anche in caso una sola parola d'ordine fosse smarrita, tutti gli altri contesti rimarrebbero comunque al sicuro.

Come è facilmente intuibile però la cosa è idealmente perfetta, ma assolutamente inattuabile nella realtà: abbiamo bisogno di password mnemoniche, ricordabili, accessibili velocemente senza perdere tempo in ricerche.... e poi cosa succede se la lista viene smarrita o, peggio, cade nelle mani sbagliate?

Quale scegliere?

Quindi è meglio privilegiare la comodità di una sola password o la maggior sicurezza di una parola d'ordine sempre diversa? la soluzione è una via di mezzo fra le due tecniche, e cioè nel raggruppamento dei contesti in gruppi con la stessa password, diversa però dalla password di ogni altro gruppo.

Confusi? Vediamo di illustrare il concetto.

Attribuzione di importanza

La prima cosa da fare è un'attribuzione del livello di importanza di ogni elemento.

In pratica dobbiamo cercare di capire quanto è importante la password per ognuno di questi contesti: il modo più facile per farlo è chiederci "quanto sarebbe grave se qualcuno riuscisse a carpire questa password ed avesse pieno accesso al servizio?".

È chiaro quindi che attribuiremo una importanza "alta" ai dati di accesso al conto corrente, "bassa" per l'iscrizione alla newsletter e via dicendo:

Raggruppamento per ambiente

Una prima idea potrebbe essere quella di scegliere due sole password, una per l'ambiente "personale" e uno per l'ambiente "lavoro".

Finiremo quindi per ottenere due liste indipendenti, con qualche vantaggio sicuramente notevole: ad esempio, un cracker che carpisse la password della posta elettronica aziendale tenterebbe inutilmente di usarla per accedere alla mailbox di casa (o viceversa), o ancora, in caso venisse rubata la password del server non sarebbe comunque possibile accedere ai servizi di e-Banking.

Questo primo metodo però ha il grosso svantaggio di esporre potenzialmente un intero set di servizi che dispongono di una correlazione estremamente forte: la contestualità.

Se ad esempio fosse un collega di lavoro a rubare la password, è statisticamente molto più probabile che egli sia interessato a muoversi nei servizi inerenti all'ambiente lavorativo, più che nel vostro privato. Ancora, stessa cosa se fosse un amico invitato a bere una birretta a sottrarre la password: difficilmente sarà interessato alla vostra vita professionale, ma sicuramente non perderà occasione per leggere qualche e-mail privata e spedire qualche messaggio "piccante" a vostro nome sul newsgroup preferito...

Raggruppamento per priorità

Potremmo allora pensare di scegliere tre password distinte: una per i contesti ad importanza alta, una per quelli a media e una terza per quelli a bassa importanza.

Questo potrebbe portare però a qualche errore di digitazione, e rendere necessari diversi tentativi di accesso: cosa succederebbe se per esempio ci sbagliassimo, e digitassimo la password per i contesti ad alta priorità in un servizio a "bassa"? Rischieremmo che il fornitore del servizio a bassa priorità si impadronisse anche della nostra password più importante...

E cosa succederebbe se un utente ostile riuscisse a carpire la password per l'accesso ai sevizi ad altra importanza? una catastrofe!

Raggruppamento per similarità

Come NON scegliere la password

La scelta utopistica: una stringa casuale

I puristi della sicurezza raccomandano di scegliere la password come una stringa casuale composta di numeri e lettere. Sebbene questa sia la scelta assolutamente la più sicura, è chiaro che è anche la meno usabile: parliamoci chiaro, tutti noi vogliamo password che possiamo anche ricordare con facilità, e siamo disposti a sacrificarne un poco la robustezza per ottenere qualcosa di mnemonico!

Ad ogni modo, se questa è la vostra scelta (ma attenzione a non perdere o danneggiare la lista che sarete obbligati a tenere e mantenere aggiornata), il servizio Secure Password Generator vi sarà davvero comodo.

Una password più sensata

La maggior parte di noi sceglierà però una password più mnemonica. Ecco quindi qualche raccomandazione.

Prendete una parola che non si trovi in alcun vocabolario, preferibilmente di nessuna lingua del mondo (ma sicuramente non italiano e non inglese). Se non avete molta fantasia, potete anche unire due parole, meglio se di lingue diverse.

Ad esempio, tempo fa avevo optato per la frasetta WIlBalloSmooth ("smooth" in inglese significa "liscio" e quindi "viva il ballo liscio": chi mi conosce sa che sono un appassionato di tutt'altro genere musicale, e già questo aiuta la sicurezza della password).

Non è sufficiente però: qualche attacco "a forza bruta" potrebbe ancora riuscire a carpire la password, avendo a disposizione qualche giorno per lavorare.

Una volta trovata una buona base di partenza, cioè una frasetta di almeno 8 caratteri, dobbiamo inserire almeno un carattere speciale, come @#-_; eccetera. Sconsiglio le lettere accentate, perché in caso doveste utilizzare la vostra password da una tastiera non-italiana sarete tagliati fuori (a meno di operare qualche poco pratica modifica alle impostazioni del sistema).

Nel mio caso la scelta era ricaduta su 14 (il vecchio numero della mia maglia da giocatore) e relativo cancelletto. Quindi la password si è già evoluta in #14WIlBalloSmooth . Già difficile, ma per complicarla ulteriormente senza renderla troppo difficile da ricordare ho aggiunto il simbolo ; alla fine: ; è il terminatore di linea del linguaggio di programmazione C, per il quale non nutro particolare simpatia. Ecco quindi #14WIlBalloSmooth; .

Le verifiche del caso

Una volta scelta la nostra password, passiamo a fare le verifiche del caso, eseguendo il test noto come "Morris-Tomphson".

Se anche solo una di queste condizioni è verificata, la password è teoricamente vulnerabile: i due ricercatori da cui prende il nome la prova sono riusciti a craccare ben l'86% delle password di acceso ai sistemi UNIX testati nel 1979, il 26% nel 1990 e ancora l'82% delle password utilizzate al Financial District di Londra nel 1997.


A voi tentare di fare meglio: buon lavoro!